Qui le più fragili mie foglie, eppure quelle che dureranno più a lungo,
Qui velo e celo i miei pensieri che non mi piace rivelare,
Eppure essi mi rivelano più di ogni altra mia poesia.



Walt Whitman

UnderConstruction



Quando ho mangiato bene mi informo sul destino degli altri.

(pagina CulinAria, che non è una roba porno, ve lo dico:)

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lunedì 8 luglio 2013

il figlio dello scirocco

Era d’estate. Nell’antica casa di Palermo in cui abitavo c’era una stanza, la più interna e fresca: un’alcova di muri spessi. Quando spira lo Scirocco e l’aria diventa gialla, si bagna il pavimento di quella stanza e ci si stende per terra, in mutande, la guancia e i polsi incollati a terra, in croce. Non ci sono finestre, lì lo Scirocco non può trovarti, perché lo Scirocco fa impazzire, ti viene “un colpo” se ti trova. È una belva che scioglie le ginocchia e quando si avvicina c’è quel silenzio che hanno le cose in equilibrio subito prima di crollare: un palazzo incendiato, prima di precipitare; un bosco, prima del temporale; la terra, prima di un terremoto. I miei avi hanno imparato a difendersi dalla bestia che soffia, nascondendosi in questa stanza irraggiungibile, come il cuore. Infatti se quel vento ti entra nella testa vedi miraggi, sei uno “sciroccato” si dice, però passa. Ma se ti entra nel cuore, sei fottuto: ti brucia da dentro e ti inaridisce, come fa con gli alberi di arance.
Niente è più serio dello Scirocco nella mia terra. Nella stanza dello Scirocco non resta che fare i conti con quello che si ha e quello che non si ha. Non c’è altro. Quello che trovi in quella stanza, nudo, senza niente, ti salva. Forse per questo mia nonna diceva sempre: Tri sunnu li putenti: u papa, u re e cu’ nun havi nenti. Ricordo i discorsi sussurrati in quella stanza, anzi sono gli unici che ricordo. Un giorno, mentre lo Scirocco mordeva l’aria estiva, screpolava le persiane, abbatteva i cani, parlai con mio padre. Ero solo un bambino.
“Arriva”
“Chi?”
“Lo Scirocco”
“Come lo sai?”
“Il mare. Lo senti?”
“No”
“Appunto. Quando il mare rallenta e respira piano, le cicale impazziscono di paura e lo richiamano a fare il suo dovere. Lui arriva”
“Chi?”
“Te l’ho detto, scimunito. Lo Scirocco”
“E che si fa?”
“Come il mare. Respira piano. Appoggia la guancia al pavimento: aspetta e ascolta”
“Cosa?”
“Storie”
“Che storie?”
“Storie d’amore”
“E perché d’amore?”
“Ne esistono altre?”
“Che ne so, storie di avventura, di battaglie, di mistero…”
“E per cos’altro si va all’avventura, si soffre e si risolvono indovinelli?”
“E tu quali storie sai, papà’”
“Una sola”
“Solo una?”
“Basta e avanza”
“E come fa?”
“C’è un ragazzo. Suo padre dice che sarebbe ora che si sposasse. Sua madre dice che sarebbe bello piuttosto che si innamorasse. Suo padre dice che non c’è differenza. Sua madre dice che la differenza c’è. Suo padre non dice più nulla, tanto sua moglie ha sempre ragione”
“E poi?”
“E poi s’innamora”
“E finisce così?”
“Perché c’è altro?”
“Lei com’è? Cosa succede?”
“Lei è tua madre. Lui le dice ti amo. Non c’è altro. I dolori, le cadute, le avventure, i misteri, le gioie si dimenticano.”
“Ma di questo sono fatte le storie!”
“Non quando c’è lo Scirocco”
“Perché?”
“Quando c’è lo Scirocco bisogna andare all’osso”
“E qual è l’osso?”
“Quello che resta. Il mare. Il vento. Le stelle. La sabbia”
“E che fanno?”
“Lo sfondo”
“Lo sfondo?”
“Della commedia”
“Quale?”
“Quella di chi è innamorato”
“È una commedia?”
“Sì”
“Perché si ride?”
“No”
“E perché?”
“Perché finisce bene”
“E la tua storia come finisce?”
“Bene”
“E basta?”
“Sì”
“Neanche una lacrima?”
“Continuamente”
“Papà, ma che commedia è se si piange?”
“Figlio mio, che commedia è se non si piange?”
“Che cosa è questo rumore?”
“Quale?”
“Questo tum-tum. Sbattono le porte?”
“No. È il cuore, scimunito”
“Che ne so io che si sente il cuore nel pavimento…”
“Il giorno che non lo senti, vuol dire che lo Scirocco te l’ha bruciato. Quella è una tragedia…”
“Il mio è più veloce del tuo, papà, lo senti?”
“Lo so”
“Perché?”
“Perché ama poco”
“Perché quando ama rallenta?”
“Certo”
“E perché?”
“Perché non ha fretta”
“E poi?”
“E poi si ferma”
“Quando?”
“Quando non ha più fretta per niente”
“E quand’è?”
“Quando finisce la commedia”
“E che succede?”
“Si ride”
“Che è sto silenzio?”
“È arrivato, se senti il silenzio…”
“Beddamatri, fa scantari!”
“Lascia stare mamma. E poi non è una disgrazia…”
“Ma se bisogna nascondersi, parlare piano… Fa paura lo Scirocco”
“Tu sei figlio dello Scirocco”
“Io?”
“Era un giorno di Scirocco terribile, i fiori e i cani fuori morivano, e tua madre e io eravamo qui per terra…”
“E allora?”
“Scimunito, a te lo Scirocco t’è rimasto in testa”

(IL FIGLIO DELLO SCIROCCO di Alessandro D'Avenia)

rubato su Vanity Fair dell'11/9/2011

Alessandro D'Avenia, 34 anni, nato a Palermo, insegna Italiano e Latino in un Liceo di Milano. Ha pubblicato il romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue (Mondadori, 2010). Il suo blog è: www.profduepuntozero.it





[mentre  continuava a scompigliarle i capelli
lei gli chiese
perché
e il vento le rispose
sibilando e gemendo
offro al mondo, malato d'angoscia, un'anima folle]




immagine: De Giorgi Enzo



Io invece sono figlia del mare, una cozza, torno ad attaccarmi allo scoglio... ci rivediamo a settembre. Un sorriso sciroccato a tutti :-D



 

lunedì 1 luglio 2013

di un tangente e del nostro pane

 .




Si arraffa un qualche niente

e si ripete

che il tangibile è quanto basta.

Basterebbe un tangente

se non fosse

ch'è lì, a due passi, guasto.



.







immagine:"Maos" di Baciar

(” Annaspando” da Satura – Eugenio Montale)




Si è alla ricerca continua di cose tangibili, non solo cose e non solo materiali, ma piuttosto cose certe, reali, concrete, si annaspa nel tentativo di arraffare ciò che si può toccare, nell'illusione che il conosciuto ci dia sicurezza e ci salvi. Salvo scoprire che non vi è nulla di più effimero della realtà.
Ironicamente, "basterebbe un tangente se non fosse ch’è lì, a due passi, guasto". Crediamo di possedere la capacità di  tangere,  prendere, trattenere. Facoltà che, incredibilmente, scopriamo essere  guasta, inutilizzabile.
Tutto si tiene, ma istante per istante, per poi modificarsi in nuovi e diversi e casuali cumuli, tutto si tiene ma nulla si trattiene. Annaspando.
E allora? come ci si salva? Ci tende la mano l'immaginazione.
Perché la nostra mente è furba. Ha l'abilità, in  situazioni  di difficoltà, di trovare un aggancio, una ragione, una speranza, per ripararsi e continuare a vivere. E, se è vero che la realtà è effimera perché svanisce istante dopo istante, si consuma, muta, non si può trattenere, penso a quanto sia invece duratura ed eterna, “tangente”,  l’immaginazione…. Immaginare è rappresentare un pensiero, disegnare con la mente, inventare ciò che conosciamo, proiettare un’idea, eternare la realtà, varcare i confini della consistenza, evocare la memoria. Così, se ti dico che sto passeggiando in riva al mare tu senti sotto i piedi la sabbia soffice, se ti racconto che ho immerso le mani nel ruscello che attraversa la spiaggia tu senti l’acqua ghiacciata che ti rabbrividisce, se aggiungo che mi sono seduta sulle dune a ridosso della pineta, tu riconosci quel particolare profumo di resina mescolato all’odore di scoglio. Riesci ad immaginare nulla di più reale?
E' una tensione non tangente, che non anela al toccare, all’avere, alla materia, ma al sentire.
E io, sinesteticamente, sento.

Da quando frequento i food-blogs ho manifestato una nuova sinestesia: lo sguardo saporifero, guardo una foto, leggo la ricetta e le papille linguali si allertano, si gonfiano, rievocano gusti conosciuti e amati, l'olfatto amplifica la memoria di profumi esuberanti e volatili, un piacere accattivante comincia ad insinuarsi...nello stomaco!
Sento.
Come quando ho visto il pane di Michela.
Ho sentito il solletico della farina sulla pelle, il profumo di grano che mi invadeva le narici, ho visto il pane gonfiarsi di bontà nel forno.... quando Maria Teresa mi ha chiesto "facciamo una cosa a quattro mani?" è stato naturale rispondere certo che sì, facciamo il pane di Michela! E così, ci siamo messe d'accordo sugli orari, e abbiamo cominciato insieme, ognuna a casa propria, ma insieme. Sei pronta per la biga? riduciamo il lievito? minchia qua fa un caldo! domani trovo l'impasto esploso! vabbè mettiamo 5 grammi e niente copertina. La mattina dopo apro il contenitore e...zaf! una zaffata di alcool che dopo due minuti mi son messa a ballare la tarantella sul tavolo! (come sempre quando sniffo o bevo roba alcolica). Inutile dire che dopo la tarantella ho tentato un intervento d'urgenza sull'impasto mezzo slievitato, praticato la respirazione bolla a bolla, messo nell'impastatrice che dopo l'operazione per rinsaldare la frattura dei ganci non s'è più ripresa, arrivata gente, prima la vicina di casa, sì ok entra scusa ma sto riabilitando la biga comatosa, sì vabbè ti faccio il coffì, sì ok il prezzemolo te lo dò, sì vicinadicasa facciamo due chiacchiere, però scusa vedo un attimo che succede nella planetaria...(una sbobba grigia)...ah vai via??? peccato! intanto Maria Teresa mi mandava le foto del suo meraviglioso impasto tutto tronfio, pieno di arie, poi quelle dentro i forno tutto bello colorato pieno di arie e poi cotto tutto bello croccante e pieno di arie.... il mio a vedere tutta quell'aria je venuto un mancamento.... un guizzo d'orgoglio l'ha portato fin sul filo di lana, non voleva darmi una delusione, ci eravamo parlati, io sono una simpatica e dolce, però suscettibile.... temeva che l'avrei dato in pasto all'unico pesce superstite che mangia così tanto che fra un po' l'acquario nuoterà nella sua pancia, tanto è cresciuto.
Ed eccolo qua, lo smilzo, il pane, dico.
(ma perché quando parlo di cucina sono così prolissa????)


poveretto lo vedete, che scorza sofferente, che semi tramortiti, che forme scomposte, che colorito verdognolo.... l'ho conservato, promettendogli che lo avrei mangiato io, solo io, giammai il pesce e.... ho deciso di rifarlo. (continua...)







(clicca qui per leggere la seconda e ultima puntata) 


giovedì 20 giugno 2013

un filo sottile



E' un filo sottile
che divide
la paura di morire
dalla gioia di vivere
                                un filo sottile
                                divide
                                il bisogno di luce
                                dal timore del sole
                                                              un filo sottile
                                                              divide
                                                              la voglia di fuggire
                                                              e la necessità di restare
                                                                                                                           un filo sottile 
                                                                                                                             mi divide
                                                                                                                        ....e mi unisce....
                                                                                                                                  
cammino su un filo sottile



Aria

eco del 08/06/2007 M.M

foto: Britta Lamberty

 

 

mercoledì 12 giugno 2013

la misura del tempo che passa

















oh ma io non mi sono accorta affatto che sono passati 47 anni....non ho le tette!

...
...
...


che culo!


:-O

[per ingrandire la misura  clicca sulle immagini]



(ma sì, chissenefrega....balliamo:)



e poi

non solo fiori.....

... ma anche opere di bene, di buono..buonissimo! 
(consiglio di cliccare per assagg... ehm.. per ingrandire)

("Quadro d'autore" di Montersino, ricetta rivisitata e corretta da Piero, QUI)


Grazie, Michela!!!!!  

Maya, sei una bambina :)

lunedì 3 giugno 2013

Avvolgimi



Penetrami l'anima


Baciami il cuore

Raccontami la pelle

Respirami la carne

Toccami la mente

Carezzami le parole

A v v o l g i m i

n o n   l a s c i a r m i   f u g g i r e







Aria

















eco del 24.01.2008 M.M.

foto: web

lunedì 13 maggio 2013

Ciciri e Tria: six is megl' che uan

Premessa
Questo post è anomalo. Per due ragioni.
Una  perché è lungo, lunghissimo (Piero non ridere, guarda che ti vedo! ti giuro che in questo blog sono sintetica, poco sintattica e molto accapodista, cioé scrivo quasi sempre con gli accapo e un rigo sì e uno no, così il minipensiero sembra più grande). E poi, per la prima volta, parlo un po' di me, di cose vere :).
La seconda è che è un post culinario (ecco, post culinario mi fa meno ridere di pagina culinaria, per esempio. che poi sarebbe quella linkata qui su)
Quest'ultima anomalia credo non dispiaccia a nessuno, quindi non mi preoccupo.
Per ovviare alla prima invece, ho previsto una sintesi (cioè basta omettere di leggere l'omissis e andare direttamente al cuore del post)  ed una estrema sintesi a fondo pagina, subito sopra le foto,  decidete voi che fare, non si dica che non vado incontro alle esigenze temporali dei miei lettori!
Fine premessa.

Omissis (eventuale)
Tutti, chi più chi meno, hanno dei tabù, dei complessi, delle idiosincrasie. Io, per tantissimi anni, ho avuto un'avversione invalidante verso i dolci, cioè, verso la fattura dei dolci, cioè non la loro fatturazione ma verso la loro....insomma, fino a 5 anni fa non avevo mai fatto un dolce in vita mia,  né giammai avevo intenzione di farne. Tanto che avevo chiesto a chi mi vuole bene "mi raccomando, se mai un giorno dovessi cucinare un dolce, anche mignon, una briciola, un odore di dolce,  significa che sono proprio arrivata alla frutta (eccerto!), che sono fuori, che non ci sto più con la testa, che sono esaurita, che sono impazzita...insomma, è sicuramente sintomo di qualcosa di grave che mi accade, ricoveratemi!".
Poi 5 anni fa, dopo tantissimi anni in cui avevo lottato col tempo, fra lavoro, casa, famiglia, sport, passioni varie, rimango improvvisamente senza lavoro. E ci rimango, senza lavoro, più o meno 3 anni. All'improvviso mi ritrovo con un sacco di tempo a disposizione (per dire, in realtà il tempo ha l'incredibile capacità di spandersi e riempire tutti gli spazi temporali, anche quelli vuoti, sicché in effetti non ne rimane mai, in ogni caso, lavoro o non. Questa segnatevela, mi raccomando).
Comunque, quando una non lavora, sembra che si rigiri i pollici tra le mani o che si gratti la panza tutto il giorno, e qualcuno si sente in diritto di dare dei consigli su come occupare questo tempo (allora non avevo ancora formulato la massima teoria tempospaziale di cui sopra, e quindi quel qualcuno non s'era segnato niente). Quindi, Qualcuno, una bambina bionda dagli occhi verdi, bella come il sole e furba come volpe, mi dice: mamma, ora che hai tempo, che dici se mi fai un dolce?, una roba semplice semplice, chessò, per esempio il rotolo alla nutella che faceva sempre la vicina di casa che ci faceva schiattare con i profumi dei dolci che faceva ogni giorno, lei, e che salivano su per le scale quando abitavamo nell'altra casa, e io pensavo: peccato che la mia mamma non abbia il tempo di farli pure lei.... però lo so mamma che è un tuo tabù, un complesso, una diosiacchesia, quindi non insisto.....un rotolino alla nutella.....facile facile.....però se non te la senti non insisto mamma, anche se non sai fare i dolci e io per anni ho sofferto le pene dell'inferno a sentire il profumo dei dolci venire dal piano di sotto.... e poi qui nella nuova casa in effetti non c'è il piano di sotto e non arrivano più neppure i profumi, e io soffro le pene dell'inferno a immaginarli, però fa niente.
eh, lo so lo so, una serpe, altro che volpe!
E così, dopo giorni e giorni di lotta intestina fra me e me stessa e me medesima e la sottoscritta (sono un condominio, io, cioè noi), telefono alla ex vicina di casa, e mi faccio dare la ricetta. Quando la serp... ehm mia figlia è tornata da scuola e ha aperto la porta ha sentito  il profumo e si è messa a saltare per la gioia, idem mio figlio qualche minuto dopo (non proprio idem, lui  non saltava, e non urlava, e non piangeva, troppo faticoso,  ha detto "ah", sollevando entrambe le sopracciglia,  era felicissimo)
E' stato l'inizio.
Ora sono fatturadeidolcidipendente. Se non faccio almeno una roba dolce al giorno vado in crisi d'astinenza, a fine giornata, se non ho fatto niente che contenga almeno 100 gr. di zucchero,  mi viene l'orticaria, la nausea e l'ansia. Per non dire se mi accorgo, alle 11 di sera,  che ho finito le uova o lo zucchero o la farina! Oddiocomefacciotuttinegozichiusi! Mi vengono crisi tonico-cloniche, penso che oddiocomefacciosenzauovazuccherofarina (che alle 11 di sera cosa ci vuoi fare, che sei già quasi nella prima fase rem, al più te lo sogni, di fare un dolce), una notte ho telefonato a mia madre, che mi ha risposto spaventatissima, che succede che succede? niente mà, volevo solo sapere se hai delle uova... (silenzio) anche solo un paio...(...) ce l'hai per caso??? ....................... sì ce l'ho, dormono pure loro però...... ah sì, scusa mà,  era per sapere, buonanotte eh?
E così, dato fondo alle ricette delle vicine di casa, della mamma le zie le cugine fino al terzo grado, esaurite tutte le ricette di tutte le riviste di cucina accumulate in 27 anni di onorato servizio in cucina e le cui pagine dolci erano state scientemente ignorate negli anni antidolci, ho cominciato a guglare. Una discesa all'inferno. Provate a digitare una ricetta qualsiasi, anche la più semplice, la marmellata, solo 2 ingredienti frutta e zucchero. 1.258.743 risultati, tutte ricette diverse,  tutte che si autoproclamano le migliori. Roba da gettarsi dal 10mo piano di un silos. Finivo per leggerle tutte ed elaborare la mia personalissima 1.258.744esima miglior ricetta. Una fatica esagerata, stavo cominciando a cercare il silos più vicino quando sono approdata da lui. Piero. Disceeee chi è Piero? Come, non sai chi è Ziopiero????  Giuro, non lo sapevo!

Cuore del post 
Piero è un uomo che cucina. Sì, avete letto bene. Lui cucina. Ma non è uno chef, dio ci scampi. Che poi quelli vanno in televisione a dirti che se il risotto alle alghe dell'Alaska equatoriale non lo condisci  con  il pepe celestinorosapallido dell' Afurika Tshipembe, coltivato col metodo di Masanobu Fukuoka, colto solo nel solstizio d'autunno degli anni bimestrali dispari e macinato a mulino a vento, la tua cucina è una cacca. Nono lui è un uomochecucina vero! Cucina piatti fantastici, e sa tutto quello che sa, cioè tutto. Conosce il cibo, sa come metterlo insieme, è una sorta di Cupido degli ingredienti, li vede, li sceglie, li  fa innamorare e li mette insieme, e lo fa così bene che dall'unione di questi cibi nascono dei piatti meravigliosi. Ma non si ferma mica qui. Ennonnò, lui poi ci racconta tutto. Ma proprio tutto, anche i particolari intimi, ci narra. Lui il cibo lo racconta, lo sceneggia, lo rappresenta, tutto condito con un'ironia travolgente e pure in varie lingue! La mia preferita però è la sua, il romano - Moooo so tenuto nbocca finadesso sto cescio e che faccio? Osputo sur più bello? e che dire di  Pure er praticello sciaifatto! Cottutti i fiori!!  aho, famme sape' sitte serve 'nfotografo! che lui è bravissimo pure a fotografare. Lui sa tutto, di tutto, e lo dice in modo così entusiasmante e travolgente che a volte dice cose che io già so ma tanto mi sento in colpa di (già) saperle e tanto le so in modo anonimamente ordinario che me le dimentico apposta solo per il gusto di impararle da lui!
Piero è generosissimo e sempre disponibile,  la sua mail è sempre aperta, sempre pronto a dare consigli, a rispondere a qualunque dubbio, sempre. Ah, lui è pure temutissimo, non è uno che fa complimenti aggratis, dice pane al pane vino al vino e capra alla capra, sinno famo come quelle che ariveno sur blog e te dicheno: brava bella ti adoro ti voglio bene bello il tuo ciambellone, sembra come quello vero!   no, lui ti kazzia proprio! ma solo sitte lo meriti. A me una volta ha fatto un complimento, me lo sono incorniciato!!!!
E lui è un mito, in rete lo conoscono tutti, pure gugle, difatti se clicchi, chessòio, " pizza di solo farro" ti esce fuori lui che ti disceee che aaa pizza je devi menà! e difatti io ci sono finita pure, no a menà aaa pizza, nel suo blog, dico. E mi ci sono attaccata  come una cozza allo scoglio, anche se lui non è nato scoglio :)  (insomma lui è un mito e io il mitile:)
Semplicemente, lo adovo.

Anche perché da  lui ho conosciuto Michela.
Michela è una ragazza spettinata, spettinata in testa e spettinata nelle emozioni , non potevo non innamorarmene subito, io che sono spettinata tutta, nelle risate, nei movimenti e nelle parole . Lei invece con le parole dipinge. E' incantevole il modo in cui coglie il particolare, lo dilata, lo illumina fino a renderlo visibile e naturale, come fosse un intero, ed infine lo sfuma, per illuminare un altro particolare. Lei il cibo lo canta. La sua cucina è poesia che si gusta, si ascolta, si assapora, si immagina, si guarda ed infine si desidera. Dipinge con le parole. Perché le parole per lei sono state un vizio, una dipendenza, un difetto di fabbrica. Uno sciame sempre in movimento in testa. Le inseguivo già da piccola, quando tuffavo il naso nei libri, o quando la sera, al buio nel letto, le parole mi scorrevano inarrestabili e non riuscivo a fermarle. Avevo sempre un pensiero da trattenere mentre il sonno, alla fine, mi vinceva sovrano. Le parole sono state viaggi. Appunti su quaderni. Macchie d'inchiostro disordinate. Una parola mi sembrava più bella di un'altra, un suono migliore di un altro. Ho scritto parole su scontrini, strappi di cartone, volantini: ferma al semaforo, seduta e disciplinata durante una fila dal dottore. C'è stato sempre nella mia vita un momento che sfuggiva e io che ne prendevo appunti: una canzone passata alla radio, i versi di una poesia recitata, uno stralcio di un film.  E la mia mente annota. Annota sempre. Scrivo coi pensieri altri pensieri .

Dipinge le sue emozioni spettinate e il suo amore per la cucina. Ama il pane, e le farine, e impastare con le mani.

Ho impastato quindi, maneggiando queste farine così profumate. L'impasto già da crudo profumava di fieno e di sole. Non vi dico invece quando il pane era in cottura, con questo profumo sparso in aria, accompagnato da una luce bellissima che veniva da fuori e che invadeva la cucina, da una giornata tersa, soleggiata e freddissima. Sfornare questo pane è stato meraviglioso. Tagliarlo e assaggiarlo, più tardi, è stato una gioia. Poi l'ho riposto in un sacchetto del pane, di quelli di carta, e l'ho appoggiato su un ripiano della cucina. La sera, prima di andare a dormire, ho bevuto il mio solito bicchiere d'acqua e passando ho rivisto il sacchetto. Ho avvicinato il naso e attraverso la busta di carta si sentiva prepotente quel profumo. 
Ho sorriso. 
Sì sì, sa proprio di fieno e di sole. 

Lei ama il cioccolato! come non amare una ragazza che ama il cioccolato come lo ama lei?

Il cioccolato siete voi a sceglierlo. Voi, la vostra lingua, le vostre papille, i vostri sensi. E quindi per questo la scelta sarà assolutamente soggettiva. Quel sabato pomeriggio, in totale solitudine, ho scartato le mie cinque cioccolate.(...)
Il quarto senso che si coinvolge è l'udito, forse quello che mi ha entusiasmata di più. Si spezza la cioccolata. Sembra una cosa da niente, ma non lo è. Perché ogni cioccolata emetterà un suono diverso, quello snap che da una vertigine, almeno a chi come me ama i suoni. Io li ho anche registrati e le loro differenze sono incredibili! 
Il quinto e ultimo senso coinvolto è, ovviamente, il gusto. Questa è la parte che dura di più e forse un po' più meticolosa. Non si mangia! Non si mastica! Si fa sciogliere, semplicemente. La cioccolata nella vostra bocca si scioglierà, farà rumore e sapore insieme, e a questo sapore potrete unire le sensazioni che avete avuto guardandola, toccandola, annusandola e spezzandola. 

Insomma, lei è una che ama toccare, annusare, guardare, sentire. Leggo lei e tocco, annuso, guardo, sento. E mi attacco al suo blog come una cozza allo scoglio :)
Io, semplicemente, la adovo.


Bene! il post è in dirittura d'arrivo! per i pochi superstiti che sono arrivati fin qui,
in estrema sintesi 
svelo finalmente il senso di questo post! Che è un post a 6 mani. Cioè abbiamo cucinato insieme, ognuno nella propria cucina, lo stesso piatto, ognuno con le proprie due mani. Un piatto salentino, dedicato a me (tanto lo so, che lo hanno voluto fare per me, la  cozza attaccata ai loro scogli :), un piatto che facevamo per la prima volta tutt'e tre, anch'io, che lo avevo visto fare tante volte dalla mia mamma e che mi sembrava il piatto più buono del mondo, dove s'è vista mai la pasta che fa scrcccci scrccci? eccola, qui sotto!



Cosa? Vi aspettavate un dolce? e perché mai? :)
no, è una pasta meravigliosa, se volete sapere come si fa io vi consiglio di andare a leggere
il post di Michela, che sarà senza dubbio più convincente del mio
e quello di Piero, che sarà senza dubbio più divertente

Se invece avete lo spirito del martire, e dopo aver letto tutto ed essere sopravvissuti, volete anche sapere come ho fatto io la mia Ciciri e Tria e volete vedere anche le loro foto cliccate qua sotto (come? avevo detto che il post era finito? ho barato per non spaventarvi troppo:), quindi

lunedì 6 maggio 2013

la golosa







Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C’è quella che s’informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L’una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
un’altra – il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un’altra, con bell’arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall’altra parte!
L’una, senz’abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare
sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D’Annunzio.
Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!
Perché non m’è concesso -
o legge inopportuna! -
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.


(“Le golose” Guido Gozzano)


immagine: Hilda di Duane Bryers

mercoledì 17 aprile 2013

risvegli



Si alzano
immagini nascoste
dai sotterranei
del sogno.
Tutto
è vago
quanto emerge
 dalle tenebre
del fiume
bianco blu-verde.
Nella nebbia
grigia
aleggia
la figura
di sentimenti
 surreali
e
la possibilità
di colore.
C'è l'idea
debole
di una traiettoria
nello sguardo
che si perde
nella scoperta
di ombre
incerte.
Debolmente
 la mente
si risveglia.

Circospetta.



Aria











venerdì 29 marzo 2013

Voglio essere un giardino

.





Voglio essere un giardino e che alla mia fontana

colgano i tanti sogni nuovi fiori,

gli uni in disparte e pensierosi,

gli altri riuniti in muti conversari.


E quando vanno, voglio su di loro

far stormire parole come alberi,

e se riposano, agli immemori sonni

col mio silenzio origliare.

.


 Rainer Maria Rilke









Ich will ein Garten sein, an dessen Bronnen
die vielen Träume neue Blumen brächen,
die einen abgesondert und versonnen,
und die geeint in schweigsamen Gesprächen.


Und wo sie schreiten, über ihren Häupten
will ich mit Worten wie mit Wipfeln rauschen,
und wo sie ruhen, will ich den Betäubten
mit meinem Schweigen in den Schlummer lauschen.


(“Ich will ein Garten sein, an dessen Bronnen”  Rainer Maria Rilke)






[
Guglielmo:
- Giardino, Fontana, Sogni , Fiori… Rilke mette la maiuscola come fossero nomi di persone. Chissà perché il traduttore non l’ha fatto…
mi pare un particolare non trascurabile. Non posso controllare , ho l’edizione Einaudi, ma solo delle poesie 1907-1926. 

- Bella osservazione, Guglielmo.
Potrebbe essere una regola della grammatica tedesca (a me totalmente sconosciuta) e ciò spiegherebbe perché il taduttore non sia stato fedele alla lingua originale. O potrebbe essere un banale vezzo di Rilke, e il traduttore potrebbe non aver voluto seguire il capriccio del poeta.
Però mi piace pensare che sia altro.
Ti riporto uno stralcio del suo diario, scritto nel periodo in cui viveva nella comunità di Warpswede insieme a numerosi artisti, soggiorno illuminante che lo spinse ad incamminarsi su quel sentiero in cui  la sua poesia volse verso la ricerca del “Guardare”: guardare al di fuori, con occhi mai stanchi di meraviglia, le cose, ma richiuderli ad ogni istante per contemplarle dentro di sé, dare vita alle cose, descrivere le cose a tutto tondo così bene da far sì che siano esse stesse a possedere una voce, talmente chiara da essere in grado di arrivare fino a noi, e assumere un senso secondo la nostra percezione.

“Ma davvero si impara quia guardare qualcosa di nuovo. Accanto al cielo e al paesaggio c’è, con pari diritto, una terza cosa: l’aria. Le cose mi sono sempre sembrate come braccia ed estremità, legate al grande corpo della terra; ma qui ci sono tante cose che sono come isole – solitarie, chiare, circondate da ogni lato dal fluido dell’aria sempre mossa. E’ questo che rende tanto forti le loro forme. C’è una sorta di disinteresse di sé in questo modo di partecipare alla natura. Comincio a poco a poco a comprendere questa vita, che attraverso grandi occhi entra in anime in eterna attesa. Questa quotidiana attenzione, acutezza e prontezza di sensi volti all’esterno, questo multiforme vedere e continuo distogliere lo sguardo da sé…”

Sì, mi piace pensare che Giardino, Fontana, Sogni , Fiori siano i Nomi delle cose….ma  questo non risponde alla tua domanda.. 
(però se è tutta una questione di grammatica rimango malissimo:)
]



immagine: Alaya Gadeh

martedì 19 marzo 2013

un'idea

[....]
-  Lo sai che m'è venuta un'idea sull'amore?
- Che idea, mamma, dimmi?
- Se tu fossi costretto a stare sempre solo in tua compagnia, come staresti?
- Beh, me lo posso immaginare! diventerei pazzo, mi annoierei.
- Ecco! Io credo che, a parte l'attrazione dei sensi che è cosa ancora più oscura di quante ne hanno dette...Schopenhauer, poi...
- Ah sì, che dice?
- Vedrai tu, non mi va ora...A parte...no! non a parte, perché i sensi seguono l'intelligenza e viceversa, mi pare che ci si innamora perché col tempo ci si annoia di se stessi e si vuole entrare in un altro. Ma non per quella idea bellissima ma troppo fatale della mela di Platone, sai no?
- Sì, sì.
- Si vuole entrare in un "altro" sconosciuto per conoscerlo, farlo proprio, come un libro, un paesaggio. Infatti poi, quando l'hai assorbito, ti sei nutrito di lui fino a che è diventato parte di te stesso, ti ricominci ad annoiare. Tu lo leggeresti sempre lo stesso libro?
- Per carità!
- Ecco, ti annoi! E senza saperlo cominci ad avere fame d'altro, di altri mondi, altre fantasie. Certo, un marinaio sbarcato pieno di paesaggi nella testa può stare un anno, due anni a girare i vicoli, ma poi il desiderio di una nave lo riprende e lo ritrovi al porto a guardare con nostalgia il mare. Che ne dici, è una balordaggine?
- Io non mi sono mai innamorato, ma tu quante volte, mamma?
- Tutte le volte che è stato necessario.
- E poi, io... lo so che ti arrabbi, ma a me l'idea dell'amore eterno fra un uomo e una donna piace tanto.
- E perché mi devo arrabbiare?
- Bambù s'è arrabbiata quando gliel'ho detto. E' peccato, però, che non sia così!
- Eh sì, per voi vecchi educati a questi assoluti.
- Noi vecchi, mamma? Mi viene da ridere...io, io ho quindici anni!
[....]







["L'arte della gioia" Goliarda Sapienza]










immagine: Karen Aghamyan "together in this world"

mercoledì 27 febbraio 2013

piove





 Piove. E' silenzio, poi che la stessa pioggia
fa rumore,ma con tranquillità.
Piove. Il cielo dorme. Quando l'anima è vedova
di quel che non sa, il sentimento è cieco.
Piove. Il mio essere (chi sono) rinnego...

Tanto calma è la pioggia che si scioglie nell'aria
(non pare neppure di nuvole) che sembra
non sia pioggia, ma un sussurrare
che di se stesso, sussurrando, s'oblia.
Piove. Non viene voglia di nulla...

Non alita vento, non 'è cielo ch'io senta.
Piove lontano e indistintamente,
come una cosa certa che a noi menta,
come un gran desiderio che a noi mente.
Piove. Nulla in me sente....



 







(da "Poesie scelte" di Fernando Pessoa - Passigli)









foto di B. Berenika

martedì 12 febbraio 2013

spandersi





Si insinua lenta
una tenue vibrazione
si accosta alla pelle
      freme
come una stilla
sull'orlo
del tempo

mi ascolto…

Sono io la melodia

      e
il mio canto
si spande
si distende
si versa
      in
paesaggi
che credevo
soffocati,
sguardi umidi
di boccioli
geminati
sullo stelo
del giorno.
Lieve piuma
che adagio
scende
sul velluto
della strada
tra riflessi
di rame
e vestiti
di sabbia...

...lì si posa
e la vedo
      anima





Aria


giovedì 3 gennaio 2013

fiori di luce

 .








il
silenzio 
dipinge
fiori
di
luce
nella
notte
e
tutte
le
trasparenze
rimaste
nel
cuore
raccolgono
stelle
ai
bordi
del
cielo


.

Aria



buon 2013


foto: Al Magnus

martedì 23 ottobre 2012

mi conosco




mi arrampico su me stessa

mi cerco nella memoria

mi graffio in cerca di parole
perse
in fondo allo stomaco

mi percorro
inciampo



la strada è sbagliata
continuo a cadere

fra le mani

una bolla di vuoto



ho paura  di non  riconoscermi
mi capita, a volte
di guardare al passato e di chiedermi com'ero
che cosa guidava il mio cuore, le mie mani, i miei occhi
sono così diversa, mi amo e mi detesto, mi rispetto e mi oltraggio, mi conosco e

non

mi

riconosco. 


Aria
 

B.S. 13/05/2009

 ps.:  giuro, appena mi riconosco, torno!



mercoledì 4 luglio 2012

Portami



Portami
sulla linea del mare
e affonderemo verso l’alto
nella vita del vento.

Avvolgimi
nel tuo abbraccio
e si dissolveranno gli abissi
dell'anima
si scioglieranno le lacrime
di sale
si polverizzanno le pietre
di dolore

Stringimi
e svanirà
la distanza tra
la luce e l'ombra
la luna e il sole
il mare e il cielo
Tra te e me

Fammi
entrare nella tua pelle
e il sogno
diventerà

il possibile

Aria

martedì 12 giugno 2012

12 giugno

"Tu sei forte, sei una roccia...ma speciale, plasmata dal vento della passione e dalla luce solare della bellezza: come la semplice, solida e solidale pietra dei muretti a secco, che custodiscono la bellezza spontanea e genuina dei papaveri rossi e degli ulivi verdi...come la pietra che, sulle coste, ha eretto le torri di avvistamento e che, in lontananza, suggeriscono che lì dove c'è quella roccia, c'è sempre la grandezza del(l'a)mare...Auguri mia cara, auguri!"

Grazie amico mio caro, sei un Angelo,  auguri anche a te!

[ Lo so, sembra è un post autocelebrativo, ma me lo regalo e dico addirittura che  me lo merito, ché di solito mi massacro,  e ho voglia di crederci, almeno cinque minuti, ecco! ]


mercoledì 6 giugno 2012

miraggi






illusioni
immergono
il profondo
mosaico
del cuore
in periferie
abitate
da ingenui
palpiti
d'amore

maree
di sogni
impavidi
galleggiano
come
fiori
di luce
nell'abisso
dell'anima

emozioni
si consumano
nel silenzio
fino
a quando
mi raggiungono
dove
nessuno
può
seguirmi

miraggi
nell'ombra
di desideri
ignoti
che
perdono
i contorni
nelle
vibrazioni
del
(mio)
calore
.







Aria








venerdì 11 maggio 2012

[invio]

.



Perché io non so soffrire. e  succede che
i pensieri
mi volino in testa come proiettili impazziti.
vagolano e colpiscono e feriscono e sbattono contro le pareti dell'anima.
sfiniti,  evolvono in
parole
che lentamente si imbevono di senso.
le poggio.
sedimentano. 
perdono peso. 
le manipolo. 
le plasmo. 
le osservo. 
le sostituisco.
 pensieri
che cominciano a diventare estranei.
estranei a me.
come fossero  oggetti.
come se una volta usciti da me si solidificassero.
li espongo.
si assottigliano.
si consumano.


soffio.


[invio]


e il mio cuore è fuori


Aria 

eco del 5/3/2009 B.S.



foto: Hati00

nota

I post etichettati col tag "echi" sono ritorni di parole, ripubblicazioni di pensieri posati nel tempo andato in due blog sul portale di Libero (che non ho cancellato nonostante li ritenga finiti). Per ragioni ogni volta diverse ho voglia di sentire l'eco di quel passato, qui.

altrove

Lettori fissi





Cara, amica mia cara,
ciò che riceverai sono oggetti da riempire, come lo è la vita d'altronde. Riempire con le tue scintille di bellezza che assomigliano un po' alle mie - altrimenti perché saremmo amici? continua

infiniti cristalli, brandelli di trasparenze raccolti ai bordi di un'anima fragile, se frugo in me non trovo che questo: frammenti di aria.

passato prossimo

... .. . ..

. . . . .