Qui le più fragili mie foglie, eppure quelle che dureranno più a lungo,
Qui velo e celo i miei pensieri che non mi piace rivelare,
Eppure essi mi rivelano più di ogni altra mia poesia.



Walt Whitman

UnderConstruction



Quando ho mangiato bene mi informo sul destino degli altri.

(pagina CulinAria, che non è una roba porno, ve lo dico:)

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

venerdì 29 marzo 2013

Voglio essere un giardino

.





Voglio essere un giardino e che alla mia fontana

colgano i tanti sogni nuovi fiori,

gli uni in disparte e pensierosi,

gli altri riuniti in muti conversari.


E quando vanno, voglio su di loro

far stormire parole come alberi,

e se riposano, agli immemori sonni

col mio silenzio origliare.

.


 Rainer Maria Rilke









Ich will ein Garten sein, an dessen Bronnen
die vielen Träume neue Blumen brächen,
die einen abgesondert und versonnen,
und die geeint in schweigsamen Gesprächen.


Und wo sie schreiten, über ihren Häupten
will ich mit Worten wie mit Wipfeln rauschen,
und wo sie ruhen, will ich den Betäubten
mit meinem Schweigen in den Schlummer lauschen.


(“Ich will ein Garten sein, an dessen Bronnen”  Rainer Maria Rilke)






[
Guglielmo:
- Giardino, Fontana, Sogni , Fiori… Rilke mette la maiuscola come fossero nomi di persone. Chissà perché il traduttore non l’ha fatto…
mi pare un particolare non trascurabile. Non posso controllare , ho l’edizione Einaudi, ma solo delle poesie 1907-1926. 

- Bella osservazione, Guglielmo.
Potrebbe essere una regola della grammatica tedesca (a me totalmente sconosciuta) e ciò spiegherebbe perché il taduttore non sia stato fedele alla lingua originale. O potrebbe essere un banale vezzo di Rilke, e il traduttore potrebbe non aver voluto seguire il capriccio del poeta.
Però mi piace pensare che sia altro.
Ti riporto uno stralcio del suo diario, scritto nel periodo in cui viveva nella comunità di Warpswede insieme a numerosi artisti, soggiorno illuminante che lo spinse ad incamminarsi su quel sentiero in cui  la sua poesia volse verso la ricerca del “Guardare”: guardare al di fuori, con occhi mai stanchi di meraviglia, le cose, ma richiuderli ad ogni istante per contemplarle dentro di sé, dare vita alle cose, descrivere le cose a tutto tondo così bene da far sì che siano esse stesse a possedere una voce, talmente chiara da essere in grado di arrivare fino a noi, e assumere un senso secondo la nostra percezione.

“Ma davvero si impara quia guardare qualcosa di nuovo. Accanto al cielo e al paesaggio c’è, con pari diritto, una terza cosa: l’aria. Le cose mi sono sempre sembrate come braccia ed estremità, legate al grande corpo della terra; ma qui ci sono tante cose che sono come isole – solitarie, chiare, circondate da ogni lato dal fluido dell’aria sempre mossa. E’ questo che rende tanto forti le loro forme. C’è una sorta di disinteresse di sé in questo modo di partecipare alla natura. Comincio a poco a poco a comprendere questa vita, che attraverso grandi occhi entra in anime in eterna attesa. Questa quotidiana attenzione, acutezza e prontezza di sensi volti all’esterno, questo multiforme vedere e continuo distogliere lo sguardo da sé…”

Sì, mi piace pensare che Giardino, Fontana, Sogni , Fiori siano i Nomi delle cose….ma  questo non risponde alla tua domanda.. 
(però se è tutta una questione di grammatica rimango malissimo:)
]



immagine: Alaya Gadeh

martedì 19 marzo 2013

un'idea

[....]
-  Lo sai che m'è venuta un'idea sull'amore?
- Che idea, mamma, dimmi?
- Se tu fossi costretto a stare sempre solo in tua compagnia, come staresti?
- Beh, me lo posso immaginare! diventerei pazzo, mi annoierei.
- Ecco! Io credo che, a parte l'attrazione dei sensi che è cosa ancora più oscura di quante ne hanno dette...Schopenhauer, poi...
- Ah sì, che dice?
- Vedrai tu, non mi va ora...A parte...no! non a parte, perché i sensi seguono l'intelligenza e viceversa, mi pare che ci si innamora perché col tempo ci si annoia di se stessi e si vuole entrare in un altro. Ma non per quella idea bellissima ma troppo fatale della mela di Platone, sai no?
- Sì, sì.
- Si vuole entrare in un "altro" sconosciuto per conoscerlo, farlo proprio, come un libro, un paesaggio. Infatti poi, quando l'hai assorbito, ti sei nutrito di lui fino a che è diventato parte di te stesso, ti ricominci ad annoiare. Tu lo leggeresti sempre lo stesso libro?
- Per carità!
- Ecco, ti annoi! E senza saperlo cominci ad avere fame d'altro, di altri mondi, altre fantasie. Certo, un marinaio sbarcato pieno di paesaggi nella testa può stare un anno, due anni a girare i vicoli, ma poi il desiderio di una nave lo riprende e lo ritrovi al porto a guardare con nostalgia il mare. Che ne dici, è una balordaggine?
- Io non mi sono mai innamorato, ma tu quante volte, mamma?
- Tutte le volte che è stato necessario.
- E poi, io... lo so che ti arrabbi, ma a me l'idea dell'amore eterno fra un uomo e una donna piace tanto.
- E perché mi devo arrabbiare?
- Bambù s'è arrabbiata quando gliel'ho detto. E' peccato, però, che non sia così!
- Eh sì, per voi vecchi educati a questi assoluti.
- Noi vecchi, mamma? Mi viene da ridere...io, io ho quindici anni!
[....]







["L'arte della gioia" Goliarda Sapienza]










immagine: Karen Aghamyan "together in this world"

nota

I post etichettati col tag "echi" sono ritorni di parole, ripubblicazioni di pensieri posati nel tempo andato in due blog sul portale di Libero (che non ho cancellato nonostante li ritenga finiti). Per ragioni ogni volta diverse ho voglia di sentire l'eco di quel passato, qui.

altrove

Lettori fissi





Cara, amica mia cara,
ciò che riceverai sono oggetti da riempire, come lo è la vita d'altronde. Riempire con le tue scintille di bellezza che assomigliano un po' alle mie - altrimenti perché saremmo amici? continua

infiniti cristalli, brandelli di trasparenze raccolti ai bordi di un'anima fragile, se frugo in me non trovo che questo: frammenti di aria.

passato prossimo

... .. . ..

. . . . .