Siccome non ero stato invitato, lei fu sorpresa di vedermi: mi diede un sorridente benvenuto e aprì la porta su un piccolo salotto vittoriano con le poltrone rosse e un amorino. Mi spiegò in un sussurro che la madre era già andata a letto nella stanza a fianco. Diedi a vedere che la circostanza mi metteva a disagio, mi scusai e feci per tornare sui miei passi, ben sapendo che lei mi avrebbe fermato, cosa che fece prontamente, guidandomi nuovamente verso l'amorino, ove mi disposi ad ammirare quel suo nobile, sensuale, morbido posteriore, interrogandomi se avesse il pelo pubico biondo come le trecce che arrivavano alle spalle. La sua voce era delicata come la brezza della sera, e io immaginai quella sua bocca di ciliegia che mi mormorava "Scopami ti prego scopami, Henry!" La vidi incrociare e disincrociare le ginocchia dorate al di sotto della gonna corta, e sospirai al pensiero di essere immobilizzato tra di esse in una presa a forbice. A ogni respiro le si sollevava il seno e io mi baloccavo fantasticando di tirarle fuori le tette dal vestito in qualche maniera teatrale, come se stessi levando al cielo due coppe d'oro. Garantito che me la trivellavo: del resto, eravamo già quasi a contatto di pelle, ed era tutto un aggiustamento di posizioni. Non era amore, ma la voglia era anche meglio.
("La confraternita dell'uva" John Fante)
Ah gli uomini.....hai voglia a dire che vogliamo essere amate per la nostra intelligenza :))))))
immagine: Audrey Kawasaki