Qui le più fragili mie foglie, eppure quelle che dureranno più a lungo,
Qui velo e celo i miei pensieri che non mi piace rivelare,
Eppure essi mi rivelano più di ogni altra mia poesia.



Walt Whitman

UnderConstruction



Quando ho mangiato bene mi informo sul destino degli altri.

(pagina CulinAria, che non è una roba porno, ve lo dico:)

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martedì 17 aprile 2012

emozioni

.

Lucenti come aquiloni veleggiano  e bramano. Quante emozioni. Alcune hanno segnato delle tracce invisibili, altre sono diventate un materasso su cui cadere quando non vedo altro che un buco nero, altre ancora sono sorrisi che mi sono rimasti appiccicati dentro il viso, all'interno, li vedo solo io, altre emozioni, forti, come il terrore e la disperazione sono diventate lontane, le guardo col distacco delle cose avvenute e con il rispetto delle cose che tornano, e mi accorgo, via via che il tempo passa, che perdo la memoria delle cose e degli avvenimenti ma non delle suggestioni che mi hanno regalato. Profumi, sensazioni sulla pelle, sobbalzi e sorprese... ogni tanto ne riconosco qualcuna, in altre cose e in altri avvenimenti. Perché le emozioni se vai a risvegliarle, non cambiano, sono sempre le stesse, fresche e crude.




(emozioni)
lucenti
come
aquiloni
veleggiano
e
bramano
nell'estasi
azzurra
il cuore
in cielo
e l'anima
sulle balze
legata...
sulle onde
del vento
tremula
scia
dolcemente
vado
raccogliendo
chimere
da regalare
alle nubi

Aria





venerdì 6 aprile 2012

--,--'--@




(da “Diario di poeta e mare”  poesia n. 106 - Juan Ramón Jiménez)
versione originale QUI


mercoledì 4 aprile 2012

a cosa pensi?




Lei era tornata dal lavoro tardissimo, come ormai succedeva da più di un mese, non si fermava neppure per pranzare, le scadenze sempre più vicine le toglievano il sonno. E il tempo. Lavorava anche durante i weekend, fino a tardi. Queslla sera era distrutta. Aveva cenato con un panino, sistemato casa, mandato a letto i bambini. Era stanca. Le doleva la testa. E la schiena. E i piedi. Le bruciavano gli occhi. Finalmente la giornata era finita, poteva fermarsi. E si fermò. Sprofondò nella poltrona. Accese la tivvù. Guardò lo schermo ma i colori le ferirono gli occhi. Il chiacchiericcio la infastidì. Pigiò muto sul telecomando. Accese lo stereo a tutto volume, come le piaceva fare.
Chiuse gli occhi per farsi possedere dalla musica.
Ma poi li riaprì. Le note le ferirono i timpani. Abbassò al minimo.
Prese un libro, lo aprì e si mise a leggere. Pagine bianche.
 Le parole le attraversavano la mente senza lasciar traccia.
Posò il libro sulle ginocchia.
Si accese una sigaretta.
Sentiva i muscoli del collo che lentamente si distendevano.
Guardava il fumo bianco formare strane figure che si dissolvevano in altre strane figure che...
Si sentì osservata. Alzò pigramente lo sguardo e lo vide. In piedi sulla soglia.
Lui la guardava. La osservava in silenzio.
Lui - A cosa stai pensando.....
Lei - A niente
Lui - Non è possibile
Lei- A niente. Sto fumando.
Lui - Lo vedo che fumi....ma io vorrei sapere a cosa stai pensando....
Lei cominciò a pensare a cosa stava pensando. Ma non le veniva in mente niente. Si concentrò. Forse stava pensando che doveva ricordarsi di chiudere a chiave il portone. Ma poi ricordò di averlo pensato almeno un'ora prima. Forse stava pensando che il bancomat era chiuso e doveva far benzina ma poi ricordò che...cominciò a cercare ansiosamente nella sua testa anche un solo briciolo di pensiero. Cosa? Cosa? Cosa stava pensando cristusantu se non trovo qualcosa questo non molla. Lui continuava a guardarla. A s p e t t a v a.
Lui - Sai...a volte sei così assente...chissà cosa stavi pensando...
Lei - Te lo giuro, a niente
Lui - E' impossibile non pensare a niente
Lei - Ovvio. Quello che volevo dire è che qualunque cosa fosse non la ricordo, hai interrotto i pensieri e quelli per dispetto si sono persi...iti...andati...kaput
Lui - Capita spesso che vaghi con la mente....chissà dove vai....me lo chiedo spesso....a volte vorrei essere nella tua testa....leggere nei tuoi pensieri...
Lei lo guardò sgomenta.  Il mozzicone ormai finito le bruciava le dita. Puntò gli occhi nei suoi occhi. Agganciò il suo sguardo . Lui aveva la fronte lievemente  aggrottata, era concentrato come un leone che abbia puntato la preda e aspettava.
Lei allora sollevò mollemente le braccia, portò le mani ai capelli e li spostò dal viso, si bagnò le labbra e soavemente spiegò:
- Pensavo a un cazzo............
Lui continuava a guardarla, la mascella gli cadde, la fronte si arricciò in un fascio di rughe e lei lesse nel suo sguardo sorpreso che dici? non è da te parlare in questo modo....E allora lei  finì:
 - E pure bello in tiro.
Lui girò il culo e se ne andò.
Non le parlò per una settimana.

Aria


M.M. 21/01/2008



nota

I post etichettati col tag "echi" sono ritorni di parole, ripubblicazioni di pensieri posati nel tempo andato in due blog sul portale di Libero (che non ho cancellato nonostante li ritenga finiti). Per ragioni ogni volta diverse ho voglia di sentire l'eco di quel passato, qui.

altrove

Lettori fissi





Cara, amica mia cara,
ciò che riceverai sono oggetti da riempire, come lo è la vita d'altronde. Riempire con le tue scintille di bellezza che assomigliano un po' alle mie - altrimenti perché saremmo amici? continua

infiniti cristalli, brandelli di trasparenze raccolti ai bordi di un'anima fragile, se frugo in me non trovo che questo: frammenti di aria.

passato prossimo

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