Qui le più fragili mie foglie, eppure quelle che dureranno più a lungo,
Qui velo e celo i miei pensieri che non mi piace rivelare,
Eppure essi mi rivelano più di ogni altra mia poesia.



Walt Whitman

UnderConstruction



Quando ho mangiato bene mi informo sul destino degli altri.

(pagina CulinAria, che non è una roba porno, ve lo dico:)

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sabato 12 giugno 2010

Oggi, mare, sei il mio cuore

           E c'è il mare, che l'estate inquieta e placa. E la frescura delle onde che di colpo s'induriscono e coprono di indolenti fili d'acqua le lunghe sabbie ardenti. E l'ombra di un canneto abbandonato che disegna al suolo il lento passo delle ore luminose. Tutto ciò ha senso se sotto il sole e sulla sabbia, e dentro l'acqua, e proiettato nella nitida trasparenza della distanza, il corpo è accompagnato dall'uguale certezza che lo riflette e sublima.
(...)      In questi giorni di fuoco è necessario essere di fuoco. L'estate è un corpo di donna che avanza come polena, fiamma che rompe le fiamme. Ha in mano gli innumerevoli fiori che resistono al tempo. Trasporta con sé un segreto di vita che corre sulle onde del mare, sulle cime rumorose degli alberi, tra la soffice lanugine che riveste l'incavo delle ali degli uccelli. L'estate canta trionfale. E' un grido di giubilo lanciato verso i misteri minacciosi. E diviene un mormorio dentro le notti scure e profumate, quando una lieve e tiepida brezza giunta dalle arche dell'orizzonte passa sul volto come un'imponderabile carezza di mani amate.
            Canto l'estate che mi canta. E giro lentamente il corpo in questo spazio come un figlio del sole, mentre il mare risplende. Pianto i piedi nella sabbia che ubriaca e colgo con le mani avide i frutti più alti. E' tempo loro. Mi distendo lungo sulla barca portata dalla corrente e vedo passare rami verdi, bianche nubi, cieli di azzurro e perla, uccelli prodigiosi.
             Cade su di me una profonda e dolorosa allegria: verrà l'inverno, ma oggi è estate.

["L'estate" / Di questo mondo e degli altri - José Saramago]



Oggi, mare, sei il mio cuore 
e io  ti creo  col mio ricordo avido e dirompente, mentre ti guardo e ti raggiungo.

Un'onda  immediata e franante raccoglie  il cielo azzurro
scava dall'orizzonte e dirompe sino alla riva
discioglie il colore sulla sabbia e prova a dipingermi i piedi di
blu
 Passa e riparte, torna, ritenta,  in un incessante susseguirsi di palpiti uguali al cuore di ogni giorno
 movimento perpetuo, costante mutamento, perenne contraddizione.
Guardare il mare fa male agli occhi cambia al sole di volta in volta concavo e convesso
 ricorda una lamina metallica di mille tonalità
diverse
 Zampilli sfrangiati come fili lucenti  tentano di legare colori che  non si sono ancora posati in alcun luogo
e come foglie di luce si disperdono nel vento
L'azzurro si stempera nelle mani e fugge le mie dita impaziente di tuffarsi negli abissi e tornare carico di canti
profumati.
Seguo un'onda fremente e sognante che ha inzuppato la mia pelle di baci, mi abbandono alle liquide mani del mare,
i capelli si distendono nel verde smeraldo,  i piedi continuano ad avanzare pigramente sulla sabbia,
l'acqua mi scivola sul collo titillandolo con morbide carezze risale sul mento, gorgheggia nelle orecchie, mi bacia le 
 labbra
lo sguardo cattura una nuvola candida che  nuota nel cielo fluido
La pelle si imbeve di suono umido, gli occhi si tingono di vento,i pensieri si disperdono nel nulla come
frammenti di aria.
Con quale sottile piacere il mare si impossessa di me! Regalandomi l'illusione che sia io, a possedere
lui.
Chiudo gli occhi e mi lascio naufragare nella bellezza.
Resto fuori da ogni cosa, ora che sono dentro ogni cosa.
Non c'è più posto per le parole.
Oggi il mio cuore è il mare.

Aria



Vado a prenderti il mare
dove il mare è più blu
chiuso nel palmo delle mani
così che tu possa vedere
i miei mille volti
così che tu possa scoprire
il mio vero nome
così che tu possa leggere
nel mio cuore
.
Aria

eco del 21/11/2007




E quando sarò andata, andata via,

il mio canto potrà forse restare

per poco, come l'onda nella scia

dopo che s'è perduta in alto mare.








Ci rivediamo a settembre.
Un bacio agli amici.
Un sorriso a chi passa.
Aria

foto: Elena Kalis


lunedì 7 giugno 2010

...

.
.

.

.

.

.
Ascolto
il suono
del vento
vibra
una
melodia

sono
i sogni
che oscillano?

Potente
e
libero
ondeggia
nei capelli
e sussurra
il segreto
delle nostre
parole

parole,
come fiati
di vento.





Aria  









17/01/2008






foto: Sarah Moon

giovedì 3 giugno 2010

un altro cuore

.

.
.




Sono una grande smemorata e distratta, vagolo spesso nei miei pensieri attraversando la gente che mi parla, i doveri che mi impone la quotidianità, e spesso anche la strada senza guardare di qua e di là. Così un giorno la mia amica C. mi prestò un libro di Borges, e mi consigliò di leggere la storia di Ireneo Funes, un uomo che una caduta da cavallo condannò a ricordare tutto, a non dimenticare nulla. Era un libro appartenuto a suo suocero, uomo di grande cultura, edito nel 1967  (il libro, non suo suocero),  pieno di fascino (sia il libro che suo suocero). Mi piace leggere sulla carta, toccare le parole, saltare le pagine, tornarci su, sottolineare un rigo, fare un orecchietta ad una pagina su cui già so che vorrò tornare. E, proprio per questa ragione, di solito preferisco che i libri siano miei, e nuovi. Quel libro mi ammaliò. Oltre al fascino di Borges vi era il fascino delle mani e dei pensieri di chi aveva amato quel libro. Era pieno di sottolineature e note a margine, piccole annotazioni a matita  scritte con grafia elegante, un po' curva, tratti decisi e allungati, ma chiari. Ho trattato quel libro con delicatezza e rispetto, e anche con una certa timidezza.. come entrassi, ogni volta che ne sfogliavo le pagine, in casa di qualcuno senza chiedere permesso. E l'ho amato. Ho amato quelle pagine ingiallite appartenute ad un altro mondo, ad un altro cuore.
Aria














(...)

Mi disse che prima di quella sera piovosa in cui il focoso alipede lo revesciò, egli era stato quello che sono tutti i cristiani: un cieco, un sordo, uno stordito, uno smemorato. Diciannove anni aveva vissuto come uno che sogna: guardava senza vedere, udiva senza sentire, dimenticava tutto, quasi tutto. Nel cadere aveva perduto conoscenza; quando la recuperò, il presente era quasi insostenibile tanto era ricco e nitido, e anche i più antichi e più comuni ricordi.

(...)





Pensare è dimenticare le differenze, è generalizzare, è astrarre.

(...)





Altri frammenti di "Funes, la memoria in persona" Jorge Luis Borges, QUI
foto: Azram

nota

I post etichettati col tag "echi" sono ritorni di parole, ripubblicazioni di pensieri posati nel tempo andato in due blog sul portale di Libero (che non ho cancellato nonostante li ritenga finiti). Per ragioni ogni volta diverse ho voglia di sentire l'eco di quel passato, qui.

altrove

Lettori fissi





Cara, amica mia cara,
ciò che riceverai sono oggetti da riempire, come lo è la vita d'altronde. Riempire con le tue scintille di bellezza che assomigliano un po' alle mie - altrimenti perché saremmo amici? continua

infiniti cristalli, brandelli di trasparenze raccolti ai bordi di un'anima fragile, se frugo in me non trovo che questo: frammenti di aria.

passato prossimo

... .. . ..

. . . . .