Sono dieci o dodici persone spaventate - un gruppo. Si siedono attorno a un sacco pieno di paure: la paura della solitudine, la paura del passato, del presente e del futuro. Sono un certo numero di persone trepidanti che per decisione unanime fingono di ignorare la presenza del sacco - e questo, lo chiamano coraggio. Persone mute di terrore, che lanciano risa, domande e risposte - e questo, lo chiamano comunicazione. Ma il sacco sta lì.
Il gruppo si agita, provoca, organizza, ha idee, discute, pone, dispone e contrappone, si lancia in interminabili conversazioni durante le quali il mondo è disfatto e rifatto – mentre dentro il sacco si arrotolano le paure, viscide come lumache, in attesa del loro momento. Sono dieci o dodici struzzi che nascondono prudentemente la testa sotto la sabbia e dimenano di concerto le code piumate. E sono intelligenti. Sono tutti venuti da lontano e sanno molto. Hanno letto tutte le biblioteche, visto tutte le pitture, ascoltato tutte le musiche. Hanno nella tasca della giacca o nella borsetta le trentasei maniere radicali di trasformare l’universo prossimo o remoto – ma nessuno di loro ha trasformato la sua piccola vita personale e, in qualche caso, infelicemente trasmessa.
["Il gruppo"/DI QUESTO MONDO E DI ALTRI - José Saramago]
Nessun commento:
Posta un commento