mercoledì 29 settembre 2010

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una ferita alla radice

un lieve tremore alla punta

una caduta improvvisa ma prevista

non in quel tempo
non in quel luogo
non in quel modo

così lontana da quell'albero

spazzata via da bianche pale

che girano apparentemente

innocue





Aria





23.09.2008











lunedì 27 settembre 2010

Invidioso

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          Un io feroce: l'invidioso è tutto qui.
           Altre qualità: Barkilphedro era discreto, riservato, fattivo. Teneva tutto per sé, e si rodeva nel suo odio. Una enorme bassezza d'animo comporta una enorme vanità. Era amato da coloro che egli divertiva, e odiato dagli altri; ma si sentiva disprezzato e da chi lo odiava e da chi lo amava. Egli si frenava. Tutti i suoi rancori bollivano senza far rumore nella sua rassegnazione ostile. Era indignato, come se i bricconi ne avessero diritto. Era silenziosamente in preda alle furie. Mandar giù tutto, era la sua abilità. Aveva sordi crucci interiori, frenesie di rabbia sotterranea, fiamme covate e nere, di cui nessuno si accorgeva; era un collerico fumivoro. La superficie sorrideva. Era cortese, premuroso, docile, amabile, compiacente. Non importa chi, e non importa dove, lui, salutava. Bastava un soffio di vento a farlo inchinare fino a terra. Avere un giunco nella colonna vertebrale, che fonte di fortuna!
          Questi esseri nascosti e velenosi non sono tanto rari come si può credere. Noi viviamo circondati da strisciamenti sinistri. Perché esistono i malvagi? Questione dolorosa. Chi medita se la pone continuamente, e chi pensa non la risolve mai. Di qui l'occhio triste dei filosofi sempre fisso a questa montagna di tenebre che è il destino, e dall'alto della quale il colossale spettro del male lascia cadere a terra serpenti a piene mani.

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["L'uomo che ride" Victor Hugo]
























immagine: Hamada Chimei

mercoledì 22 settembre 2010

Vale

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Ognuno nel suo sacco più nascosto ha serbato

i gioielli perduti del ricordo,

amore intenso, notti segrete o baci permanenti,

il pezzo di gioia pubblica o privata.
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Per me la gioia fu condividere cantando,

elogiando, imprecando, piangendo con mille occhi.
























(frammento n. XVI di "Un giorno ancora" - Pablo Neruda)
vesione originale e integrale QUI



Grazie, Valerio, mio bellissimo ragazzo.
Sì, lo prendo come un bacio.
Vorrei incontrare ancora  i tuoi occhi di cielo e di mare
vorrei abbracciarmi nel tuo sorriso
e riempirmi della gioia di te.